Si dice spesso che, nel mondo del lavoro, il 1° settembre è una sorta di Capodanno: molte attività vengono rimandate a questa data, tanti discorsi vengono ripresi e la programmazione generale – seppur pianificata per mesi – prende corpo da dopo l’estate in poi.
Così, le ferie e le vacanze segnano sempre più spesso una fase in cui si arriva stanchi e con reale necessità di rilassarsi e ricaricarsi.
A volte basta solo staccare dalla solita routine per riuscire ad trovare energia ma è altrettanto vero che spesso proprio il periodo delle ferie porta con sé riflessioni importanti.
Il prendersi del tempo induce a riflettere, a soffermarsi su pensieri che – nel tran tran della vita quotidiana – vengono messi a tacere; sono proprio queste considerazioni tra sé e sé a suggerire a volte che, in fondo, c’è qualcosa che non va, che non porta reale soddisfazione.
Di colpo, nei giorni lenti e nelle ore vuote, l’insoddisfazione si concretizza, improvvisamente diventa chiara e lampante, proprio mentre si cerca di relax.
Campanello di allarme? A volte lo è, a volte invece è uno step necessario per rimettere semplicemente in prospettiva impegni, responsabilità, appuntamenti, esigenze.
Le riflessioni estive sono un tirare le somme: dal nostro punto di vista, ciò è sempre utile se finalizzato a stimolare il cambiamento.
In che modo si può sfruttare questa finestra di tempo per ripartire con nuovo slancio a settembre? Ecco i nostri consigli.
Al bando la paura: non sabotare le riflessioni
Molto spesso il sentimento che si prova è paralizzante: prende il sopravvento il timore di dover ammettere di sentirsi demotivati o impantanati, come nelle sabbie mobili.
Proprio per questo motivo, a volte si preferisce glissare ed evitare di guardare con lucidità, nascondersi dietro un’apparente soddisfazione che tutto sommato ci lascia nella nostra comfort zone.
Il primo pensiero da elaborare è di non avere paura: non dobbiamo temere di metterci allo specchio.
Facciamolo, invece, nella convinzione che possiamo mettere a fuoco ciò che non va, in modo da migliorarci, da cambiare. A volte bastano piccole nuove routine, modifiche minime ai nostri meccanismi di azione per scatenare grandi cambiamenti positivi.
Per iniziare, cominciamo a chiederci se ciò che non va possa essere magari solo frutto di stanchezza. O meglio, la domanda fondamentale potrà essere: “Sono insoddisfatto/a di questo aspetto della mia vita (o del lavoro o della relazione amorosa ecc…). Potrebbe derivare stanchezza, routine, noia… Ma riflettendoci, mi piace quello che faccio? Pur tra tanti sforzi, quello che ottengo mi appaga? Mi porta accrescimento e gioia, anche se con qualche criticità?”
Ecco, partiamo da queste riflessioni e affrontiamole con onestà e un pizzico di coraggio.
Siamo noi i fautori del nostro cambiamento, prendiamone atto pacificamente.
Quando la realtà è pesante…
Potrebbero arrivare anche amare constatazioni che troppo a lungo abbiamo tentato di accantonare, minimizzare o accettare.
Capita a tutti: non si è sempre pronti ad affrontare ammissioni che possono portare dolore e quindi ci si barcamena, si cerca un nuovo equilibrio (non sempre sano per psiche e organismo) pur di non stravolgere troppo abitudini, lavoro, vita.
La paura di perdere quel poco di apparente normalità fa in modo da rendere tollerabile anche ciò che non ci fa bene, non ci nutre intellettualmente e interiormente.
Eppure, questo è proprio il momento dell’anno in cui la spinta nel prendere finalmente alcune decisioni che sono diventate necessarie e non più rimandabili si fa più intensa, quasi urgente.
“Mi sento frustrato/a, sto capendo che non mi piace più quello che sto facendo. Ho bisogno di cambiare team di lavoro o azienda. Ho bisogno di ricollocarmi altrove perché non sento più stimoli, perché questo ambiente per me è tossico, perché faccio troppa fatica a tenermi al passo in un settore che non ho mai sentito del tutto mio…”
Può essere capitato anche a te di sentirti così…
Bene, sei già un passo avanti per risolvere i tuoi problemi; l’importante, infatti, è prendere atto di ciò che si prova: è un atto di onestà che dobbiamo a noi stessi, un moto di rispetto.
Un fattore determinante: il tempo
Ciò che può fare la differenza e quindi favorire una riflessione costruttiva e proficua è un elemento spesso trascurato che vorremmo invece evidenziare: il tempo.
Ciò significa che l’ideale è allenarsi ad imparare a riconoscere per tempo utile l’insoddisfazione, la criticità, il malessere derivanti da situazioni stressogene o deludenti nella quotidianità.
Mettere la testa sotto la sabbia o raccontarsi scuse per rimandare il momento del confronto (anzitutto con sé stessi e poi magari con gli altri) non fa altro che provocare ulteriore malcontento. Se protratto, questo può portare a problemi relazionali più grandi, a sfinimento fisico e mentale, a decisioni ben più drastiche e magari non ragionate.
Si potrebbero scatenare reazioni “di pancia”, con conseguenti cambiamenti deflagranti.
Quindi, riconoscere per tempo i campanelli di allarme aiuta a iniziare a lavorare sul problema.
Ri-progettar(si) da settembre: sì ma come?
Ecco allora che la riflessione durante le ferie diventa salutare, portatrice di nuove consapevolezze.
Ci si può ritrovare davanti alla piacevole conferma che si sta percorrendo proprio la strada giusta per noi e magari c’è bisogno solo di qualche piccolo cambiamento per essere pienamente soddisfatti.
Se invece non dovesse essere così e ci si dovesse accorgere che ci sono aree di insoddisfazione più profonda in qualche settore della propria vita, allora una buona “mediazione” con noi stessi – più oggettivamente possibile – è fondamentale.
Ciascuno possiede il proprio grado di maturità personale per sapere se si è in grando di agire da soli o se invece è il caso di lasciarsi prendere per mano da chi può aiutarci a mettere meglio a fuoco il momento.
C’è infatti bisogno di un mix di competenze tecniche (ad esempio se parliamo di criticità sul lavoro) e di un personale approccio proattivo al cambiamento, per iniziare a mettere in pratica un percorso che possa portare a modificare atteggiamento, lavoro, partner o comunque quegli aspetti non del tutto appaganti che hanno portato al problema.
Una formula magica standard per tutti non esiste.
Potrebbe bastare dedicarsi ad un nuovo hobby rilassante, imparare a meditare, prendere qualche giorno di ferie random nel corso dell’anno invece che tutte insieme in estate o in altri periodi dell’anno.
A volte piccoli cambiamenti spostano l’ago della bilancia nella nostra vita quel tanto che basta per ritrovarsi più sereni e quindi anche meglio disposti verso gli altri o verso il problema che ci attanaglia.
Se ciò non dovesse bastare, allora si potrebbe investire su un percorso di coaching personalizzato, con una strategia individuale che sappia identificare le aree critiche e lavorare su di esse.
Così come, in ambito più ampio e quindi aziendale, si può strutturare un lavoro basato in particolare sulla gestione del cambiamento, così da poter supportare efficacemente figure apicali, lavoratori e professionisti, per raggiungere obiettivi chiari e condivisi per tutti.
Al centro, sempre, va messo il benessere del singolo che diventa benessere collettivo: l’ingrediente più efficace per ripartire da settembre con sprint, con rinnovate energie e con una pace interiore che possa portare a superare i momenti di down o di insoddisfazione.
Senza timore, senza sconforto, con il coraggio di guardare obiettivamente per cogliere i pro e i contro: da qui in poi, sarà solo crescita umana e personale.
Buone riflessioni allora, buone vacanze e buone consapevolezze!