Oggi Daniela Chichota, Managing Director di DevOnD, incontra Elena Bettini, Skills Development & Training Manager di Rinascente per ragionare insieme sui bisogni della formazione nel prossimo futuro.
D: Quali sono i temi che state affrontando in Rinascente quest’anno in ambito formativo e che porterete avanti il prossimo anno?
E: Dal momento che la formazione deve rispondere ai bisogni degli individui che si trovano in un contesto in continua evoluzione, credo che sia importante lavorare sulle “nuove” capacità. Oggi le aziende hanno bisogno di persone che siano di sicuro preparate e competenti nella propria professionalità, ma soprattutto che siano “agili”.
D: Cosa intendi per “agili”?
E: Persone che siano abili ad innovare, che sappiano leggere il contesto interno ed esterno alla propria organizzazione, che siano capaci di “imparare ad imparare”, che siano flessibili nei confronti dei cambiamenti di sistema che stiamo affrontando. Inoltre, devono avere coraggio. Per poter agire all’interno di questo nuovo contesto, infatti, bisogna sì avere delle basi molto solide, ma anche avere un coraggio “consapevole”. Questo lo ritengo un tema davvero molto importante di questi ultimi anni.
D: Immagino sia un discorso che valga per tutti, per tutte le risorse a tutti i livelli…
E: Sì, vale naturalmente per tutti e a maggior ragione per i manager poiché ricoprono un ruolo fondamentale nel supportare e incentivare la fase di semplificazione e innovazione dei processi e nel favorire la gestione del cambiamento attraverso la flessibilità, l’orientamento agli obiettivi e il coraggio.
Devono inoltre promuovere un ambiente di inclusione, intesa come valorizzazione e accoglienza delle differenze. Per valorizzazione intendo l’apprezzamento dei contributi di tutti, ma proprio di tutti.
D: Devo dire che ci sono tante tematiche interessanti. Mi hai parlato di agilità, di saper leggere il contesto, di flessibilità. Mi è piaciuto molto il concetto di imparare ad imparare come capacità fondamentale per chi lavora in azienda e condivido l’idea del coraggio come attitudine davvero necessaria nel contesto lavorativo attuale. L’inclusione poi è uno dei temi più caldi e sentiti degli ultimi tempi e che sicuramente caratterizzerà anche il prossimo anno in maniera sempre più preponderante.
E: E aggiungo inoltre che tra le competenze del nostro Performance Management ne abbiamo una che si chiama “Think Big” che si riferisce proprio alla capacità di sapere alzare lo sguardo e leggere il contesto interno ed esterno per essere al passo con i cambiamenti, fondamentale per un’azienda di luxury retail come la nostra. Noi, infatti, non dobbiamo solo essere capaci di rispondere alle esigenze del cliente ma il più delle volte di anticiparle.
D: E per quel che riguarda le nuove generazioni come vi state muovendo? Come riuscite ad avvicinarle a queste tematiche? È chiaro che loro hanno dei bisogni e dei valori diversi dalle generazioni precedenti. Quali sono dunque gli elementi su cui fate leva per riuscire a portare i più giovani in aula, interessarli e farli uscire dai training soddisfatti?
E: Innanzitutto è fondamentale capire che le nuove generazioni assottigliano sempre di più il confine tra vita personale e quella professionale. In quest’ultima vogliono infatti trovare le fondamenta per una buona vita privata, non soltanto in termini di work-life balance ma anche in termini di sviluppo, crescita e coinvolgimento attivo nei progetti. Credo sia questa la chiave che debba essere utilizzata con loro: dare l’opportunità di partecipare a dei percorsi di crescita professionali e personali tramite cui possano avere spazio per dare il proprio contributo, per essere ascoltati, per avere visibilità all’interno dell’organizzazione ed esprimere il proprio potenziale.
D: Ed è sicuramente una bella sfida anche perché i giovani sono sempre più esigenti e i loro bisogni evolvono continuamente. Dal momento che loro sono le generazioni future le aziende per restare vive e produttive gradualmente dovranno modificare il loro l’approccio al lavoro. Qual è per voi in Rinascente la sfida nel training, cioè nella tua direzione che sfide vi ponete?
E: La sfida più grande, in questo momento, è cercare di portare le persone in aula ma portarle nel senso di farle essere presenti veramente, mentalmente, non soltanto fisicamente. Fare in modo che vogliano esserci e che riescano a trovare durante la formazione ciò di cui hanno realmente bisogno. C’è un tema nel contesto lavorativo attuale, nella nostra organizzazione come anche in molte altre, relativo alla gestione del tempo. Tutti abbiamo delle agende impegnate, le deadline che incombono e c’è una costante corsa frenetica. La formazione si inserisce all’interno di queste dinamiche e “sottrae” inevitabilmente tempo ad altre attività. Le persone quindi per essere invogliate a partecipare ad un corso di formazione devono percepire del valore, altrimenti vivono questa attività come una perdita di tempo rispetto alle altre. La sfida principale allora è fare in modo che trovino questo valore. Un’altra sfida sempre legata al concetto di tempo è quella di far comprendere che il “tempo della formazione” è diverso dal “tempo dell’organizzazione”. Il tempo necessario alla formazione è lontano dalla velocità e dalla frenesia della quotidianità lavorativa perché molto spesso, come tu ben sai, è necessario avere un tempo per l’assimilazione, l’elaborazione e la sperimentazione. La formazione ha delle logiche diverse rispetto alle logiche lavorative. Portare le risorse a comprendere il valore del potersi dedicare questo tempo e aiutarle a viverlo come un’opportunità: è questa una sfida davvero importante. E la si può affrontare attraverso un buon lavoro lato HR, creando dei percorsi che abbiano senso e valore, cercando di coinvolgere e muovere le leve motivazionali delle persone che vanno in aula e favorendo il contesto attraverso il coinvolgimento e il commitment dei capi. Deve essere proprio un lavoro a tre, altrimenti non funziona.
D: Devo dire che in questo voi siete bravissimi, le vostre aule sono sempre caratterizzate da persone molto motivate che hanno voglia di imparare cose nuove! Dal mio punto di vista state affrontando la sfida davvero egregiamente!
E: Sì, anche se ti assicuro che è sempre più difficile! Ma lo capisco, le persone quando sono in aula hanno mille altre cose in testa, bisogna proprio far percepire loro che in quel momento sono nel posto giusto.
D: Come vedi il futuro della formazione?
E: Credo che il futuro della formazione si debba fondare sulla ricerca di un buon equilibrio. Parlo nello specifico della nostra organizzazione che è particolarmente attenta alla dimensione realizzativa, al fare, alla qualità dell’output; quindi, per noi è molto importante un equilibrio tra il fare ed il progettare. L’ideale sarebbe proporre argomenti concreti, applicabili nella quotidianità lavorativa, ma, oltre a lavorare sul fare e sulla spendibilità immediata, non ci dobbiamo dimenticare la visione e la puntualità a medio-lungo termine (il progettare) perché queste sono le fondamenta che generano il futuro. L’equilibrio è proprio questo. Credo che la formazione serva sempre meno a dare delle risposte, piuttosto deve aiutare le persone a porsi le giuste domande, affinché poi ciascuno riesca a trovare la propria risposta nella situazione specifica in cui si trova e con le persone con cui ha a che fare in quel determinato momento. L’obiettivo della formazione, infatti, non è quello di essere considerata un approdo, un punto di arrivo, piuttosto deve creare degli scenari di nuovi interrogativi, di continua ricerca. Solo così si può davvero continuare ad evolvere come singoli e come aziende.
D: Grazie Elena, sei stata chiarissima.
E: Grazie a te.