Quanto potrebbe migliorare il rapporto tra persone, nel momento in cui ciascuno fosse in grado di esprimere bisogni e richieste in modo chiaro e pacifico?
Probabilmente disguidi e incomprensioni troverebbero la strada della risoluzione in men che non si dica, a vantaggio di una ritrovata serenità personale e di un clima lavorativo più disteso.
L’individuazione dei bisogni e l’espressione di specifiche richieste sono tappe importanti non solo per depotenziare conflitti ma soprattutto per risolverli (siano essi latenti o già evidenti): si tratta di quelle che potremmo definire “fase 3” e “fase 4” della Comunicazione Nonviolenta.
Dopo aver infatti spiegato quali sono i primi due passi da intraprendere per promuovere e adottare questo approccio, oggi ci occuperemo degli ulteriori step mettere effettivamente in pratica ciò che fino a questo momento è stato un processo di analisi interiore.
Facendo un breve riassunto, come già illustrato nell’articolo del mese scorso la prima azione da intraprendere è osservare senza giudicare: poniamoci dunque in una posizione “esterna” al problema, guardandolo con un certo distacco e limitandoci a notare i fatti puri e semplici, spogliati dai giudizi.
Successivamente, sarà il momento di analizzare quali sentimenti ci suscitano le circostanze appena osservate, cercando di restare sul personale, quindi di attribuire solo a sé stessi (e non all’ambiente circostante) l’emozione provata.
Se queste due prime fasi saranno state condotte con obiettività e onestà intellettuale, si potrà passare agli step successivi: analizziamoli insieme.
Prendere coscienza dei bisogni, anche inespressi
Dopo aver preso consapevolezza dei propri sentimenti, ci si dovrà focalizzare su quale bisogno (talvolta inespresso) è alla radice di quella emozione.
“Qual è la mia necessità?”: rispondere a questa domanda donerà la chiave di volta delle questioni sospese, perché si riuscirà a capire quale bisogno si ha e quindi il motivo primario per cui abbiamo provato certi sentimenti.
Ora tutto diventerà più chiaro e lo si potrà esternare – prima a sé stessi, poi alle altre persone dell’ambiente oggetto di osservazione – in modo sereno e obiettivo.
In questa fase è necessario riconoscere che si tratta di un bisogno soggettivo, personale: accettiamo pacificamente che può non essere un’esigenza condivisa dal resto del team (o della coppia, della famiglia ecc…)
Cosa fare, dunque, una volta individuato il nocciolo della questione? Finalmente se ne potrà parlare…
Esprimere la propria richiesta
Al quarto pilastro della Comunicazione Nonviolenta si arriva dunque dopo un percorso interiore impegnativo e probabilmente intenso.
Analizzare e prendere coscienza dei propri meccanismi comportamentali può essere una scoperta sorprendentemente positiva ma talvolta anche dolorosa.
L’importante è esserci arrivati, soprattutto perché ciò permette di poter finalmente avere un quadro preciso della situazione, così da affrontarla e soprattutto migliorarla.
Ora, infatti, è il momento di esternare le proprie richieste: si può comunicare agli altri ciò si desidera e che forse occorrerebbe per uscire dalla fase di conflitto o di stallo.
E’ molto importante comprendere che chiedere non significa pretendere, né ottenere nei tempi e nei modi che pensiamo essere giusti per noi.
Semplicemente, potremo esprimere – in modo empatico e non perentorio – il nostro desiderio, ottenendo così tre vantaggi:
- un ascolto non critico e probabilmente più accogliente da parte dell’altra persona (o del team di lavoro);
- la connessione dei nostri sentimenti con i nostri bisogni, senza più confusioni o smarrimenti interiori;
- la consapevolezza che anche l’altro può avere esigenze: nell’accettazione delle proprie, si sapranno riconoscere e avvalorare anche quelle altrui.
Non è finita: per avere certezza di essersi espressi bene, sarà fondamentale il confronto con l’interlocutore.
Sarà importante chiedere espressamente cosa ne pensa, cosa gli genera il nostro discorso e se c’è possibilità di intraprendere un dialogo – e poi delle azioni concrete – per generare una collaborazione più proficua. Questo passaggio è decisivo anche al fine dì comprendere le “frequenze” altrui, sempre nell’ottica di cercare di viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda per il bene collettivo.
Così, in un reciproco scambio, si porranno le basi per il superamento delle criticità e per l’apertura a un dialogo che sarà sicuramente più “morbido” e rilassato, a vantaggio del clima generale.
Cosa si ottiene? I cambiamenti in azienda
Soffermarsi, uno a uno, sui quattro pilastri della CNV rappresenta sempre una grande opportunità, prima di tutto a livello personale: oltre a rendersi più consapevoli, solitamente ci si sente sollevati.
Inoltre, si arriverà in modo naturale a capire che non è necessario né utile pensare di voler cambiare le persone ma piuttosto ci si proietterà sulla volontà di modificare la qualità del rapporto, migliorandolo.
Il focus – inizialmente centrato sul riconoscimento dei propri sentimenti e bisogni – si sposterà all’altro poiché capiremo che anche gli interlocutori hanno esigenze simili o in ogni caso da comprendere, accogliere ed elaborare nel reciproco scambio.
Perché in fondo, lo scopo è costruire “un luogo al di là del giusto e dello sbagliato”, come spesso ricordava l’ideatore di questo approccio Marshall Rosenberg, citando il poeta Rumi.
Una volta acquista familiarità con il modo di pensare e di approcciarsi agli altri della CNV, i vantaggi nel quotidiano saranno evidenti: è dimostrato che
- i livelli di conflitto si abbassano;
- c’è maggior apertura al dialogo;
- aumenta la produttività individuale e di squadra;
- scende il tasso di turnover;
- cresce la soddisfazione personale all’interno del team (e più generale, a cascata, nella propria vita… e viceversa).
Ancora, si andranno e disinnescare manipolazioni emotive e psicologiche, sia effettuate che subìte.
Le parole – finalmente più libere, leggere, meno taglienti e pesanti – saranno lo strumento di una interazione nuova, più nutriente per tutti: il cambiamento comunicativo (ma anzitutto interiore) anche soltanto di una persona, porterà innovazione ed empatia al resto del gruppo.
Probabilmente all’inizio non sarà semplice o così naturale, “viziati” da anni di non-detto e di comunicazioni crude e giudicanti: per questa ragione, specie in contesti aziendali, approcciarsi alla CNV con l’aiuto di un trainer esperto è importante, in modo da impostare subito la rotta del cambiamento. Devond può sostenere questo processo di crescita con piani formativi personalizzati e inclusivi anche di elementi di Comunicazione Nonviolenta.